La casa vissuta e la casa sognata

Il nostro rapporto con la casa è cambiato durante il lockdown. La casa d’improvviso non è più stato il luogo dove tornare, ma il luogo dove restare, dove ridefinire spazi, il luogo da ridisegnare per nuove contingenze.

Il nostro rapporto con la casa è cambiato durante il lockdown.

La casa d’improvviso non è più stato il luogo dove tornare, ma il luogo dove restare, dove ridefinire spazi, il luogo da ridisegnare per nuove contingenze.

Il luogo in cui abbiamo dovuto reinventarci e alcune funzioni, proprie della casa, sono state rivisitate per far fronte alla metamorfosi inversa.

La casa si è rivelata area di utilizzo scolastico, lavorativo, ginnico, ludico, talvolta queste variabili si verificavano in contemporanea, per le esigenze dei diversi membri della famiglia.

Si è creato un processo nuovo di adattamento, un nuovo modo di vivere le relazioni, nuove abitudini, in una dimensione entropica che ha messo in discussione priorità, orari, bisogni.

Virginia Woolf scriveva in un saggio rivoluzionario del 1929 "Una stanza tutta per sé" che una donna “se vuole scrivere romanzi deve avere del denaro e una stanza tutta per sé”. Il suo era un invito a riflettere sulla condizione della donna nella cultura patriarcale.

La donna, infatti, doveva occuparsi della sfera emotiva della famiglia, in modo principale della cura della casa e dei figli. L’autrice parla dell’importanza di uno spazio tutto per sé, nell’ascolto di sé e del proprio ritmo, per potersi esprimere al meglio.

Questa esigenza è stata molto sentita durante il lockdown, senza tante distinzioni sociali, culturali, professionali o generazionali. È umano aver bisogno del proprio spazio vitale.

Tutti abbiamo dovuto gestire spazi condivisi della casa, rivedendo anche le nostre priorità e i nostri ritmi. Abbiamo sperimentato trasformazioni. Abbiamo rivisto gli spazi, li abbiamo riorganizzati, riorganizzando noi stessi.

Gli oggetti stessi della casa, dell’arredo, hanno vissuto nuove declinazioni, sono stati reinterpretati.

Il tavolo della cucina, ad esempio, ha subìto diverse destinazioni: da desco conviviale a scrivania d’ufficio, da cattedra a banco.

 

Tornando al volume "La casa vissuta e la casa sognata" è emerso che la casa è ancora oggi l’ambito su cui si vuole investire, nell’intento di avere un ambiente più confortevole e rassicurante, come ampiamente concluso nella parte di saggio di Ariela Mortara.

Dalle sue conclusioni emerge che è in aumento la percentuale di chi dichiara con certezza che acquisterà una casa:

- il 54% prevede la spesa per la prima casa;

- il 26% non esclude un cambio di abitazione;

- il restante 20% sta valutando l’acquisto di una seconda casa.

 

Si riconferma quindi la centralità della casa come spazio da abitare: la nostra zona comfort, il luogo da vivere; il posto del cuore.

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Da una ricerca finanziata dai Dipartimenti di: Comunicazione, Arti e Media “Giampaolo Fabris” e di: Business, Diritto Economia e Consumi “Carlo A. Ricciardi”, dell’Università IULM di Milano, sotto la direzione di Ariela Mortara e Rosantonietta Scramaglia, è emerso come e quanto sia cambiato il nostro modo di vivere la casa, alla luce dello scoppio della pandemia e del successivo lockdown.

L’esito della ricerca è stato pubblicato in un saggio dal titolo "La casa vissuta e la casa sognata – Valori, spazi e relazioni" a cura di Ariela Mortara e Rosantonietta Scramaglia, pubblicato da Lumi Edizioni e recentemente presentato a Milano, presso il Madama Bistrot, di Via Benaco, Scalo Romana.

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